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Il mio sguardo @ fuoco

 

Il mio sguardo @ fuoco

Laboratorio intensivo di fotografia partecipativa

Il progetto condotto dall’ U.O.C. Dipendenze Patologiche dell’ASP di Palermo in collaborazione con la nostra Associazione, ha visto protagonisti i nostri ragazzi in cura ed i loro genitori.

Sotto l’attenta guida della dott.ssa Gaetana Cammara, Francesca Picone, Marina Ciaramitaro e della dott.ssa Paola Guadagna, psicologa Aslti i ragazzi e i loro genitori si sono confrontati con una nuova esperienza alla scoperta del proprio mondo interno attraverso le immagini.

Il workshop di fotografia partecipativa ha proposto un viaggio alla scoperta della propria interiorità, delle proprie emozioni, della propria visione nel mondo, una sorta di accompagnamento nel processo di maturazione dello sguardo (interiore e esteriore) per mettere a fuoco quel “qualcos’altro” capace di raccontare un’essenza. Un percorso intensivo di didattica esperienziale fuori e dentro l’aula durante il quale si sono alternati lezioni di tecnica fotografica ad esperienze introspettive con le immagini interne.

“Il mio sguardo@fuoco” ha proposto una metodologia di tipo attivo-esperienziale in cui ciascun partecipante ha potuto mettersi in gioco sperimentando gli aspetti psico-affettivo-emozionali insiti nel lavoro con la propria immagine interna ed esterna. Attraverso un percorso dentro e fuori l’aula, i ragazzi  sono stati accompagnati a mettere a fuoco una visione più consapevole di ciò che li circonda e a promuovere il linguaggio artistico come mezzo di auto-esplorazione. Il lavoro con l’immagine prodotta dal medium fotografico, in questo caso lo smartphone, o dal video, diventa un’esperienza “immediata”, ludica, ma efficace allo stesso tempo, sufficientemente “forte” per sentire, per affinare l’ascolto emotivo, la funzione immaginativa e poter descrivere ciò che si prova. Tenuto conto che nel mondo giovanile l’uso di tali strumenti nei processi virtuali può diventare compulsivo con alterazione della visione di sé, nei laboratori si propone una declinazione differente dello strumento e del suo significato e un lavoro di sensibilizzazione sui punti di forza (le applicazioni di informazione/app-help) e sugli effetti problematici legati ad un uso sproporzionato.

Laboratorio con i genitori

Il “Racconto foto-biografico” è un’esperienza creativa, e come tale contiene elementi capaci di avviare processi generativi che rendono possibile l’espressione e la scoperta di nuovi aspetti di sé; la ri-scoperta di immagini e di figure della propria famiglia; la rivisitazione della propria storia di vita e la sua collocazione in un contesto completamente nuovo. Al centro dell’attenzione ci sono state le foto e grazie al ricordo che è stato attivato, i genitori hanno potuto raccontare il loro “oggi” ma anche ciò che è avvenuto ieri. Durante il lavoro foto-biografico, l’andare verso se stessi inizia a “casa” (lavoro con l’album di famiglia), mentre la mutevolezza delle immagini racconta non solo la propria vita ma, a spirale, si estende a tutta la fitta rete relazionale che ci aggancia al mondo. Ri-fotografare le foto, i luoghi più significativi, gli oggetti preziosi da inserire nel racconto, diventa un’esperienza analoga a quella che avviene nella scrittura autobiografica, è una sorta di bilocazione, per cui siamo fuori e dentro, soggetto e oggetto della ricerca, prendiamo la distanza necessaria per interrogarci e intravedere la ricerca di senso.

Il “Racconto foto-biografico” è dunque in sintesi , un enorme autoritratto, rappresenta tutta la vita nel corso degli anni, un cammino verso se stessi che riveste le stesse immagini di nuovi significati, le foto rappresentano gli ingredienti di cui si è fatti e in questa esperienza si porta dentro tutto ciò che si è stati ieri e ciò che si è oggi.

Risultati e conclusioni: Sono stati raggiunti obiettivi legati alla capacità dei ragazzi di ascoltarsi e di riconoscere i propri bisogni e desideri; all’interno della dimensione gruppale, l’esperienza  ha favorito l’integrazione e lo sviluppo della capacità empatica nelle relazioni interpersonali anche attraverso il riconoscimento, la verbalizzazione e la condivisione delle emozioni. La parola ha preso il suo spazio in modo spontaneo e accanto alle immagini, il processo rievocativo ha permesso la verbalizzazione e la condivisione di esperienze personali dense di significati.  Ciò ha consentito di accedere anche a nuovi significati della malattia, del concetto di cura e della salute. Lo spazio destinato ai genitori, ha permesso uno spostamento verso la propria storia personale e alle diverse fasi del ciclo vitale, il ritorno ad una dimensione antecedente alla malattia del figlio, alla rievocazioni di spinte progettuali e sentimenti legati a positive esperienze di vita, ciò ha permesso un intervento di  sostegno finalizzato alla rimotivazione e al recupero del senso di  progettualità personale e del l’intero nucleo.